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Ridurre i costi e ottimizzare i processi: strategie per sopravvivere all’aumento dei tassi

Ridurre i costi e ottimizzare i processi: strategie per sopravvivere all’aumento dei tassi
Tassi di interesse

«Ridurre i costi, ottimizzare i processi». Gli alti tassi di interesse fanno paura. E chi fa impresa in un contesto simile fatica a comprendere i confini entro i quali muoversi, le convenienze economiche a seconda dei periodi, i rischi da assumersi: potrebbero quindi essere proprio questi elementi, l’abbassamento dei costi e l’incremento dell’efficienza, a rappresentare la stella polare anche delle Pmi in questo difficile momento.

Rachele Anconetani è docente di Corporate Finance e Real Estate presso SDA Bocconi School of Management e docente a contratto per i corsi di Finanza Aziendale e Mergers&Acquisitions all’Università Bocconi. In SDA Bocconi ha partecipato in numerosi progetti di ricerca e consulenze, collaborando con importanti istituti privati e pubblici, tra cui JP Morgan Private Banking, PwC, Refinitiv, Agenzia Spaziale Europea (ESA), FIS ed Edenred. Dal 2019, è attiva nelle attività di coordinamento della Concentration in Banking&Finance per il programma Executive MBA.

LA PIU’ IMPORTANTE SERIE DI AUMENTI DEI TASSI

Tassi di interesse

«Negli ultimi due anni, le banche centrali di tutto il mondo hanno avviato la serie più importante di aumenti dei tassi di interesse degli ultimi decenni. Questo sforzo è stato mirato a contenere l’inarrestabile cavalcata dell’inflazione. Le più recenti statistiche su questa tendenza indicano che il rialzo dei tassi potrebbe ancora non essere concluso. Le economie mondiali hanno dimostrato una notevole resilienza nell’ultimo anno, ma il pericolo di inflazione, innescato principalmente dalla così detta “imported inflation”, rimane un rischio concreto».

«Questa forma di inflazione, esogena al confine domestico, comporta un trasferimento di ricchezza dai paesi importatori verso quelli esportatori di energia, che beneficiano dall’incremento progressivo dei prezzi energetici. Nel perimetro europeo, la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente se, alle attuali contingenze macroeconomiche, si aggiunge il potenziale rafforzamento del dollaro, che potrebbe favorire il circolo vizioso di rincaro delle materie prime, mettendo sotto pressione soprattutto alcune regioni europee con un’elevata dipendenza dall’industria manifatturiera o industrie energivore».
«Di conseguenza, è probabile che le banche centrali siano costrette a mantenere tassi di interesse elevati per un periodo prolungato, poiché l’obiettivo primario resta il ripristino dell’inflazione al livello desiderato. La prospettiva di tassi d’interesse “higher-for-longer” e la necessità di politiche monetarie restrittive in economie in cui l’inflazione persiste ad essere elevata sono quindi necessari per assicurare la stabilità dei prezzi, condizione essenziale per favorire uno sviluppo economico sostenibile e generalizzato. Questa politica sarà mantenuta finché non si riscontreranno segnali inequivocabili di progresso verso gli obiettivi di inflazione stabiliti»

IRRIGIDIMENTO NELL’EROGAZIONE DEI PRESTITI

Tassi di interesse

In un simile contesto, quali sono i riflessi sugli investimenti?
«Alla base dello sviluppo degli investimenti, sia di natura organica che inorganica, è possibile individuare due elementi chiave: l’accesso alle risorse finanziarie e le opportunità del mercato. Per quanto riguarda il primo aspetto, è evidente che sia per le imprese che per le famiglie, la capacità di intraprendere investimenti è strettamente correlata all’accesso alle risorse finanziarie in varie forme. Il debito rappresenta uno strumento cruciale nelle scelte di finanziamento, e secondo le indagini condotte dalla Banca d’Italia nel 2023, si è osservato un ulteriore irrigidimento dei criteri di erogazione dei prestiti alle imprese. Questo irrigidimento è stato principalmente influenzato dalla combinazione di una minore tolleranza al rischio e da una crescente percezione del rischio stesso».

«Tali fattori hanno contribuito a rendere più onerosi i termini e le condizioni dei finanziamenti, e di conseguenza, non sorprende che l’aumento dei tassi di interesse abbia comportato una riduzione della domanda di credito da parte delle imprese e, in pratica, una limitazione delle loro capacità di investimento, sia in attività fisse che in capitale circolante».
«Per quanto riguarda il contesto di mercato, è innegabile la presenza di incertezze scaturite da un panorama geopolitico instabile e da un rallentamento significativo dell’economia reale, soprattutto in alcune delle principali economie, come quella tedesca. In tale contesto, è probabile che le decisioni di investimento imprenditoriali siano caratterizzate da un approccio più cauto. Tuttavia, è importante notare che il mercato offre ancora numerose opportunità, in particolare nel contesto della transizione digitale e delle iniziative legate alla sostenibilità, sostenute anche dagli enti pubblici, le imprese stanno impegnando risorse per rivedere i loro paradigmi di business e migliorare l’efficienza e la relazione con tutti gli stakeholder dell’azienda. Inoltre, la realizzazione di investimenti pubblici e l’attuazione delle riforme previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rivestono un’importanza cruciale per garantire un percorso di crescita stabile.

IL RISCHIO ALTO E’ MINORITARIO

Tassi di interesse

Ma di fronte a questi scenari, le imprese rischiano il default?
«Secondo quanto riportato dalla Banca d’Italia, l’attuale tendenza alla crescita della leva finanziaria è prevalentemente determinata da riduzioni nei valori patrimoniali, piuttosto che da un incremento del debito in sé».
«Nonostante il rialzo dei tassi di interesse rappresenti una preoccupazione, sembra che il suo impatto sia adeguatamente bilanciato dalla struttura finanziaria delle imprese, caratterizzata dalla preponderanza di finanziamenti a medio e lungo termine. Inoltre, le imprese con finanziamenti a tasso variabile e un profilo di rischio più elevato costituiscono una quota marginale in questo contesto».
«Tuttavia, la qualità del credito, sebbene si mantenga ancora a livelli storicamente elevati, sta mostrando i primi segnali di deterioramento, soprattutto nei settori delle costruzioni e manifatturiero. Evidenze che trovano allineamento con i tradizionali cicli macroeconomici, quando all’emergere di contesti economici più deboli, il rischio di default cresce proporzionalmente».
«In questo ambiente di restrizione finanziaria e incertezze macroeconomiche, le imprese stanno affrontando sfide maggiori nel mantenere la necessaria flessibilità finanziaria per mitigare gli effetti negativi degli shock esterni. Nel complesso, i rischi di instabilità aziendale possono derivare da due fronti principali. Da un lato, ci sono elementi legati alle attività operative aziendali, specialmente in previsione di un rallentamento della domanda, che riguardano i fondamentali strategici ed economici dell’impresa. Dall’altro lato, ci sono elementi di natura finanziaria che riguardano sia la sostenibilità del debito in senso assoluto che il costo del finanziamento. È probabile che le imprese debbano convivere con il deterioramento di alcuni indicatori chiave di sostenibilità del costo del debito, comportando un possibile aumento del rischio di default».

COMPLESSO GIOCO DI EQUILIBRI

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Come le imprese possono affrontare il problema? E in che modo una Pmi può sostenere un così alto costo del denaro?
«In molti settori, le imprese si trovano ad affrontare un progressivo aumento dei costi, mentre cercano contemporaneamente di salvaguardare i rapporti con clienti e fornitori, parimenti stressati dalle sfide legate all’incremento dei tassi d’interesse. Si tratta di un complesso gioco di equilibri».
«Per tale ragione, numerose aziende stanno esplorando strategie finalizzate a ridurre i costi interni. Questo potrebbe comportare una diminuzione del volume di produzione o una revisione delle strutture del personale. Tuttavia, se tali misure possono contribuire a contenere i costi nel breve periodo, potrebbero allo stesso tempo limitare la capacità dell’azienda di cogliere le opportunità che si presentano, minando ai fondamentali di crescita di lungo termine».
«Dunque, un’altra possibile opzione che molte imprese potrebbero considerare è l’ottimizzazione dei processi al fine di aumentare l’efficienza. Questo potrebbe implicare investimenti in nuove attrezzature e tecnologie. In questo caso, la sfida principale consiste nell’investire in anticipo per ottenere risparmi a lungo termine, prospettiva che potrebbe apparire meno allettante in un contesto in cui i finanziamenti sono costosi».
«Tuttavia, le imprese in grado di mantenere un delicato equilibrio tra queste sfide e opportunità avranno maggiori probabilità di prosperare in un ambiente economico complesso e mutevole. La loro capacità di adattamento e l’adozione di strategie mirate all’innovazione e all’efficienza diventano fattori cruciali per il successo in questo periodo di incertezza economica». Andrea Camurani

Fonti:
Rapporto sulla stabilità finanziaria 1 / 2023