Caro energia, strategie salva-imprese: comunità e taglio dei consumi per evitare il default

Caro energia, strategie salva-imprese: comunità e taglio dei consumi per evitare il default
Risparmio energetico

Il caro energia sta mettendo sempre più in difficoltà le piccole e medie imprese. La spesa per energia elettrica e gas naturale è cresciuta nei primi tre mesi 2022 e rispetto all’ultimo trimestre 2021 di ben il 42%. Lo rivela il monitoraggio periodico dei costi dei servizi pubblici locali sostenuti dalle imprese operato da Unioncamere e Bmti con il supporto di Ref Ricerche. Nei primi tre mesi 2022 e rispetto allo stesso trimestre 2021 la spesa per la fornitura di energia elettrica risulta cresciuta in media del 70%, mentre le forniture di gas naturale sono aumentate del 105%.

SOLUZIONE NUMERO 1: IL CONSORZIO

Trovare le contromisure a questo vero e proprio salasso è una delle principali sfide che le aziende stanno affrontando in questo periodo. «Una delle questioni è la difficoltà nell’adattarsi a una volatilità dei prezzi totalmente inattesa» spiega Matteo Di Castelnuovo, professore di Practice in Energy Economics presso la SDA Bocconi. «Tipicamente e notoriamente le Pmi non hanno contratti e una gestione di portafoglio che sia in grado di tutelarle di fronte a situazioni come queste – spiega il professore – Tecnicamente questo è un gioco per realtà un po’ più grosse di peso». Per difendersi da questa volatilità una via per le Pmi potrebbe essere quella del consorzio «che può fare una strategia d’acquisto un po’ più sofisticata».

SOLUZIONE NUMERO 2: RIDURRE I CONSUMI

Risparmio energetico

«In questo caso si lavora sul piano dell’offerta, ovvero andando a trovare accordi con fornitori e distributori, come sta facendo il governo stesso – Prosegue di Castelnuovo – È necessario però lavorare anche sul piano della domanda». Infatti, visto il  problema di dimensionamento, che rende mondo difficile il fatto di adattarsi a questa volatilità dei prezzi endemica, le Pmi devono lavorare – «e molte già hanno iniziato a farlo”, dice il professore – sul proprio sistema e su loro stesse. «Si tratta di ridurre il consumo di quella commodity in particolare», prosegue.

Questo quadro fa si che Pmi si possano muovere quindi in due direzioni, da una parte lavorando sulla produzione, ovvero riducendo il consumo di gas e energia, dall’altra investendo su quella tecnologia che consentirebbe loro non solo di ridurre i consumi, ma anche di trovare alternative. «Bisogna vedere quale tipo di impresa è in grado di rallentare la propria produzione, arrivando addirittura a fermarla, per ridurre il consumo di gas e energia - chiarisce il professore della Bocconi – E quanto è in grado di fare un cambiamento tecnologico che consenta di ridurre i consumi, magari passando a un altro vettore energetico».

SOLUZIONE NUMERO 3: IDROGENO E RINNOVABILI

L’obiettivo è quello dell’idrogeno, «ma fino al 2030 non è un’opzione percorribile», nel frattempo è necessario investire su rinnovabili e sull’ottimizzazione dei processi e degli strumenti. Soprattutto il primo passaggio è fondamentale perché «per produrre idrogeno verde attraverso l’elettrolisi saranno necessarie grandi quantità di energia e allo stato attuale quella che viene prodotta dalle fonti rinnovabili basta a malapena a tenere le luci accese», conclude il professor Di Castelnuovo.