Riassumendo: i prossimi mesi saranno difficilissimi. E chi è pigro può anche fermarsi qui. Chi invece non lo è capirà molto sulle strategie in atto, o quelle che si dovrebbero attuare, vedendo l’item “Caro-bollette, cause e guida per affrontare l'impennata dei prezzi” proposto da Confartigianato Imprese e Territorio. C’è anche un white paper, “Speciale energia e gas - La guida per affrontare il caro bollette”, realizzato dagli esperti di Artser e del Cenpi il Consorzio Energia per le imprese di Confartigianato e disponibile sui siti asarva.org e impreseterritorio.org.
Tre ospiti: Massimo Nicolazzi, professore di economia delle risorse energetiche all'università di Torino e senior advisor per la geoeconomia e la sicurezza energetica dell'Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale); Matteo Di Castelnuovo, professore di Practice in Energy Economics in SDA Bocconi e Antonio Belloni, coordinatore Centro Studi Imprese Territorio. «Salgono i prezzi di gas ed energia – è l’introduzione – e si discutono a tutti i livelli le modalità per affrontare un'emergenza che rischia di abbattersi in modo pesante sulle aziende da qui al prossimo inverno. Ma non sono solo le azioni esterne quelle alle quali guardare: anche in azienda si può fare molto per risparmiare e affrontare il momento difficile». Se, infatti, il caro-energia dovesse persistere l'anno prossimo, saranno a rischio 580mila posti di lavoro in Italia per via delle bollette spesso di centinaia di migliaia di euro da pagare dall'oggi al domani, dalle imprese. Solo nel 2024 il gas russo sarà completamente sostituito. La fase di transizione è lunga, e al 2024 bisogna arrivarci e sarà compito del nuovo Governo aumentare la capacità di spesa del Paese mettendolo al riparo dall’inflazione. Sarà quindi l’inverno più buio e freddo dell’età contemporanea?
«Da alcuni anni – introduce Di Castelnuovo – vediamo che gli investimenti sono rallentati dalle industrie di settori occidentali, e si aggiungono anche problemi sulla manutenzione degli impianti durante l’epoca pandemica. Intanto a fine 2020 la Cina cresceva e consumava più energia. Qualche mese dopo sono ripartite anche le economie europee e americane. I mercati già facevano fatica a metà 2021, tra sbilanciamento di domanda e offerta e i venti di guerra dalla Russia». Prosegue il discorso Nicolazzi: «Per sostituire pienamente il gas russo ci metteremo tre anni: non accadrà, dunque, questo inverno. Quest'anno in Europa, con i flussi di oggi, abbiamo un mercato di gas importabile improvvisamente ridotto del 25 per cento: quello russo che manca. Rimpiazzare un volume così grande non avviene dalla sera alla mattina: non c'è un'offerta elastica, ma servono infrastrutture e le devi costruire. Prima, con un mercato intasato dal gas russo, la gente esitava a investire su nuovi impianti. Questo inverno sarà quello più critico. Se la Francia alza la capacità nucleare, è consumo di gas in meno. Se il clima sarà mite, sarà consumo di gas in meno. Se la Russia continuerà questo inverno a mandare quello che manda, soprattutto in Italia, attualmente il 19 per cento di quello che consumiamo, è gas consumabile in più. Se tutte queste tre variabili coincideranno in positivo, i prezzi saranno alti ma i volumi disponibili sufficienti. Se anche una sola di queste tre stonasse, il timore è il razionamento. Sempre che le imprese ci siano ancora».
Chiude questo primo discorso Belloni. «I costi energetici riducono le marginalità. Attualmente quando come azienda cresci, ma poi apri i libri contabili, scopri di non aver guadagnato. Oggi la marginalità è ancora minore e in alcuni casi arriva al limite, portando al prosciugamento del capitale e alla messa in discussione della sostenibilità aziendale». Del resto la cultura energetica delle Pmi fino ad oggi è stata davvero bassa. Conoscevano poco la propria situazione di consumo energetico. Il primo stimolo per accrescere questa cultura è stata “la droga degli incentivi”. “Passa alle rinnovabili”, dicevano. Adesso è quasi un dogma: la cultura energetica deve migliorare, sprecare non è davvero più possibile».
Come fare, in breve, lo chiarisce il professor Di Castelnuovo: «Tre soluzioni: consorziarsi, investire sulle rinnovabili, andare verso l’efficienza energetica. Visti i prezzi attuali, consorziarsi deve essere anche a medio e lungo termine e non una tantum. Speriamo che la crisi russa finisca il prima possibile, sapendo che vivremo altre crisi energetiche. Pmi: prendete contatto con gli operatori. Sul tema delle comunità energetiche molti stanno offrendo nuove opportunità. Uno a caso? Il pannello fotovoltaico da installare sul tetto dell’azienda».
Se questa crisi economica dovuta al caro energia può essere considerata un incendio, purtroppo non c’è pompiere esperto che possa spegnerlo. Al limite, circoscriverlo, impedendo che faccia ulteriori danni. Così Nicolazzi, brillantissimo: «Spero che Bruxelles non faccia altri danni, come è avvenuto finora con una politica di annunci che poi cadevano nel vuoto ma in tempo reale facevano alzare i prezzi (frasi come “faremo a meno del gas russo”, che è stato letto nel tempo da sanzione a ricatto di Putin). Si sta cercando inoltre di staccare dal gas il prezzo delle altre produzioni. L'incendio farà danni, il problema è una gestione socialmente accettabile della crisi sia dal lato dei provvedimenti delle famiglie, sia delle imprese. Non possiamo distribuire sussidi discriminati. dobbiamo individuare la filiera di aziende che ci è indispensabile tenere in piedi». Un si salvi chi può cupissimo che qualcuno ha già chiamato “la guerra degli Ateco”.
Ma come mappare per contenere il consumo almeno al proprio interno? Così Belloni. «Il tema è a due fronti: fronte esterno riguarda un pacchetto di conoscenza sulle dinamiche energetiche da acquisire. Conoscere i fornitori esteri, il percorso dell'energia, la geopolitica: cose che prima non erano ritenute necessarie. Il fronte interno riguarda l'acquisizione di competenze di base riconosciute, e non è ancora avvenuto. L'energia nell'impresa è una parte determinante della condizione aziendale. L'impresa che si documenta e cerca consulenze è avvantaggiata. L'energia deve essere una voce razionalizzata a partire dall'esercizio aziendale, al ciclo produttivo, ala linea di prodotto, alla manutenzione».
Di Castelnuovo: «Il gas è un tema caldo di domanda-offerta, fornito attraverso contratti di lungo termine indicizzati a una serie di fattori (ora, il mercato spot). Il prezzo si forma dove domanda e offerta si incrociano. Per questo è fissato dalle centrali più costose che vanno a gas, e quindi se si alza il gas sale anche l’elettricità. Cosa fare? In economia si vedono i fondamentali, e in questo caso sono l'eccessivo import da certi paesi extraeuropei. Il governo britannico congelerà le tariffe per due anni, investendo 150 miliardi di sterline. L’Italia non può farlo, ma siamo sicuri che usare in questo modo i soldi pubblici abbia senso?».
Secondo Nicolazzi «domani non avverrà nessun miracolo», «una transizione energetica è un processo molto complesso. L'energia è un processo semplice: metti una fonte in un semiconvertitore e ne esce lavoro utile. Il “piccolo problema” di una transizione energetica è cambiare i convertitori, non le fonti. Ci avviamo a vivere in un mondo con 9 miliardi di persone. Quante di loro hanno la cucina a gas? Se la transizione ecologica la lasciamo al mercato senza sostegno pubblico, sarà sempre basata sul petrolio. Se sussidiamo i consumi rimane meno da usare come capitale. Ci serve un’epoca che non sia avversa dal punto di vista del consenso. Se ricordate, il movimento dei gilet gialli nacque come figlio di una carbon tax».
Un concetto chiave è emerso a più riprese: quello che la sicurezza energetica è ridondanza. Abbiamo iniziato a smantellare investimenti e produzioni in fossili perché tanto sarebbe arrivata velocissima la transizione energetica. Non è andata così. Ora in Europa produciamo meno di 1/3 del gas che producevamo 12 anni fa. Abbiamo trovato più comodo importare piuttosto che produrre. Gli idrocarburi vanno eliminati, ma servono come riserva finché non si diventa totalmente “verdi”. Mica possiamo rimanere senza energia?
Per le Pmi conclude Antonio Belloni, «la bolletta oggi è una fantastica metafora di un cruscotto, è come l'interfaccia software di un'app. Una porta di accesso. Possiamo aiutare le imprese a leggere la bolletta il meglio possibile, poi occorrerà che l’impresa stessa stili una sorta di strategia etica che ora vedo molto frazionata».