ESG, tassonomia verde europea e sostenibilità sono diventati ormai un refrain nel dibattito pubblico e aziendale. Ma di cosa si tratta realmente? Questi fattori hanno sulle imprese implicazioni solo dal punto di vista degli obblighi normativi (gli ennesimi) da parte dell’Unione Europea o possono portare anche benefici concreti a bilancio? E se sì, quali? Ne abbiamo parlato con Daniele Roscino Avetrani, per oltre dieci anni a capo delle Relazioni Istituzionali Internazionali e Corporate del Ministero dell’Ambiente, esperto di ESG e Founding Partner di ecosostenibile.eu.
TASSONOMIA COME STRUMENTO PER VALUTARE LA SOSTENIBILITÀ
Partiamo dalla Tassonomia, in vigore dal 31 dicembre 2021. «La Tassonomia dell'Unione Europea rappresenta uno strumento chiave nel percorso verso una crescita sostenibile e la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio» spiega Roscino.
Si tratta di un “sistema classificatorio” che «fornisce una cornice comune per identificare le attività economiche che contribuiscono in modo significativo agli obiettivi ambientali dell'Ue, facilitando così gli investimenti sostenibili». E quali sono questi obiettivi? «La Tassonomia Ue si concentra su sei obiettivi ambientali: mitigazione del cambiamento climatico, adattamento al cambiamento climatico, uso sostenibile e protezione dell'acqua, transizione verso un'economia circolare, prevenzione e controllo dell'inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi».
«Questo sistema offre agli investitori, alle imprese e ai decisori politici uno strumento uniforme per valutare la sostenibilità delle attività economiche, migliorando la trasparenza e facilitando la transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile», afferma Roscino che è stato anche assistente alla facoltà di Revisione Aziendale, Economia e Gestione delle Imprese dell’Università Roma 3.
«La Tassonomia Ue gioca un ruolo cruciale nel perseguire gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e nell'assicurare uno sviluppo economico che tenga conto delle sfide ambientali del nostro tempo». A questo strumento, sempre più spesso, se ne sente associato un altro ovvero il principio DNSH. «Sì, il principio DNSH, che sta per "Do No Significant Harm", rappresenta un pilastro fondamentale all'interno della Tassonomia Ue», replica Roscino, «questo principio impone che le attività economiche identificate come sostenibili non devono arrecare danni significativi a nessuno dei sei obiettivi ambientali stabiliti dalla Tassonomia. Il DNSH stabilisce criteri chiari per evitare impatti negativi sostanziali sulla mitigazione del cambiamento climatico, l'adattamento ad esso, la gestione sostenibile dell'acqua, la transizione verso un'economia circolare, la prevenzione dell'inquinamento e la protezione della biodiversità».
E tutto ciò stabilisce dei paletti per le imprese, che, prosegue l’esperto, così come gli investitori, «sono tenute a valutare attentamente l'impatto ambientale delle proprie attività, assicurando che i benefici ambientali non siano compromessi da eventuali danni significativi». In pratica, «il principio DNSH – conclude Roscino - promuove la responsabilità ambientale e contribuisce a garantire che le attività economiche identificate come sostenibili siano in linea con gli standard elevati richiesti per affrontare le sfide ambientali globali. In questo modo, la Tassonomia Ue non solo fornisce un quadro per l'identificazione di investimenti sostenibili, ma promuove anche una cultura di sviluppo economico in armonia con la tutela dell’ambiente».
TASSONOMIA: MAGGIORE APPEAL SU INVESTITORI E CONSUMATORI
Ma che implicazioni ha la Tassonomia sulle imprese? In primo luogo, spiega Roscino, «ridefinisce il panorama degli investimenti sostenibili e stabilisce criteri chiari per identificare attività economiche ecosostenibili. Le imprese devono ora valutare attentamente - e divulgare - come le proprie attività si allineano agli obiettivi della Tassonomia». Perciò «non solo fornisce un orientamento per gli investitori e le istituzioni finanziarie che cercano opportunità sostenibili, ma impone alle imprese una maggiore responsabilità nella gestione delle loro pratiche ambientali. Le aziende sono chiamate a valutare l'impatto delle proprie attività sulla mitigazione climatica, sull'adattamento ambientale e su altri obiettivi ambientali, integrando la sostenibilità nel loro modus operandi».
Ma, in termini pratici, cosa porta? «Il rispetto della Tassonomia UE può comportare vantaggi competitivi, stimolando la fiducia degli investitori e dei consumatori consapevoli», sottolinea l’esperto, «tuttavia, richiede anche impegni significativi in termini di rendicontazione, trasparenza e adozione di pratiche aziendali rispettose dell'ambiente». In sintesi, la Tassonomia Ue pone le imprese al centro di una transizione verso un'economia più sostenibile, richiedendo un cambiamento significativo nelle strategie e nelle operazioni aziendali, e le ripaga con un maggiore appeal presso investitori e consumatori.
RENDIMENTO FINANZIARIO, IMPATTO AMBIENTALE E SOCIALE
Parliamo ora dell'acronimo ESG. «Si riferisce a tre fattori chiave nell'ambito degli investimenti responsabili: Ambientale (Environmental), Sociale (Social) e di Governance (Governance)».
«Questi criteri forniscono una guida integrata per valutare le prestazioni e la sostenibilità di un'azienda o di un investimento». «Il fattore ambientale – prosegue l’esperto - si concentra sulle pratiche legate alla gestione delle risorse naturali, alle emissioni di gas serra e all'impatto ecologico complessivo; il fattore sociale valuta le politiche aziendali nei confronti dei dipendenti, delle comunità locali e delle questioni legate ai diritti umani; la governance riguarda la struttura e la trasparenza decisionale all'interno di un’organizzazione».
Ma anche in questo caso, quali sono i risvolti sulle imprese? «Gli investitori sempre più consapevoli considerano gli aspetti ESG come indicatori cruciali per valutare il rendimento a lungo termine e il rischio di un investimento», precisa Roscino. «L'integrazione di questi criteri non solo mira a promuovere pratiche aziendali sostenibili, ma contribuisce anche a mitigare il rischio reputazionale e a favorire la stabilità finanziaria». In sintesi, «l'approccio ESG è diventato una componente essenziale per gli investitori che desiderano promuovere non solo il rendimento finanziario, ma anche l'impatto positivo sul pianeta e sulla società».
ESG COME DRIVER DI CRESCITA A LUNGO TERMINE
Anche i criteri ESG implicano perciò tutta una serie di doveri da cui discendono però anche dei diritti. «Il rinnovamento del modello di business in linea con i criteri Ambientali, Sociali e di Governance (ESG) è diventato imperativo per le imprese che aspirano a una crescita sostenibile nel panorama aziendale contemporaneo», evidenzia Roscino, «l'integrazione degli aspetti ESG non solo risponde alle crescenti aspettative degli investitori, ma è anche cruciale per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico e le preoccupazioni sociali».
E investire sull’ESG, chiarisce l’esperto, sul lato ambientale «spesso porta a risparmi operativi a lungo termine»; sul lato sociale «migliora l'immagine aziendale e contribuisce anche a costruire una forza lavoro impegnata e motivata» e «un'adeguata struttura di governance riduce i rischi e aumenta la trasparenza, guadagnando la fiducia degli investitori e degli stakeholder».
«Il rinnovamento del modello di business in conformità con i criteri ESG non solo dimostra un impegno verso una gestione aziendale responsabile ma è sempre più visto come un driver essenziale per la crescita e la sostenibilità a lungo termine. Aziende che abbracciano questa trasformazione non solo rispondono alle aspettative del mercato, ma si pongono in una posizione privilegiata per affrontare sfide future e capitalizzare sulle opportunità emergenti».
TASSONOMIA E ESG, LA COPPIA PERFETTA PER LA SOSTENIBILITÀ
La correlazione tra Tassonomia dell'Unione Europea e aspetti ESG rappresenta, pertanto, «una sinergia fondamentale nel panorama dell'investimento sostenibile». La prima, sintetizza Roscino, «fornisce un quadro normativo per classificare le attività economiche in base alla loro sostenibilità ambientale, definendo chiaramente criteri e obiettivi per promuovere la transizione verso un'economia più verde. Gli aspetti ESG, d'altra parte, costituiscono un approccio integrato per valutare la performance complessiva di un'azienda sotto i profili ambientali, sociali e di governance».
«Incorporando elementi ambientali chiave, la Tassonomia Ue si allinea strettamente con il pilastro "Ambientale" degli standard ESG», prosegue, e allo stesso tempo «contribuisce alla componente "Governance" degli ESG attraverso la promozione della trasparenza e della rendicontazione accurata sulle attività sostenibili. La combinazione di questi strumenti crea un ambiente normativo e valutativo che guida gli investitori verso opzioni sostenibili, integrando la responsabilità sociale e ambientale nelle decisioni finanziarie». In sintesi, la Tassonomia Ue e gli aspetti ESG «collaborano efficacemente per sostenere la transizione verso un'economia più sostenibile e responsabile».
ESG COME VOLANO PER LO SVILUPPO DELLE IMPRESE
«L'integrazione dei criteri ESG rappresenta una chiave di volta nell'evoluzione delle imprese perché non solo offre una risposta alle crescenti aspettative etiche e ambientali, ma funge anche da volano di sviluppo e fonte di opportunità strategiche».
Sul versante ambientale, adottare criteri ESG significa posizionarsi in modo proattivo nella lotta al cambiamento climatico, ma non solo. «Le imprese possono abbracciare energie rinnovabili, ridurre le emissioni di carbonio e implementare pratiche sostenibili che non solo contribuiscono alla tutela dell'ambiente, ma spesso portano a significativi risparmi operativi e a una maggiore efficienza delle risorse».
Dal punto di vista sociale, «l'attenzione alle dinamiche ESG promuove la costruzione di relazioni positive con i dipendenti, le comunità locali e i clienti. Investire nel benessere dei dipendenti, promuovere la diversità e l'inclusione e sostenere cause sociali migliorano la reputazione aziendale e contribuiscono a costruire un marchio solido e positivo». La governance, infine, «si traduce in decisioni aziendali etiche, trasparenti e responsabili. Le imprese che abbracciano buone pratiche di governance attirano maggiormente la fiducia degli investitori, riducono i rischi associati a controversie legali ed etiche e favoriscono una gestione aziendale più efficace e sostenibile».
Ma l'adozione dei criteri ESG non è solo compliance, rappresenta anche “un'opportunità strategica”. «Le imprese che li abbracciano si trovano spesso in una posizione più vantaggiosa nel mercato, attraggono investitori socialmente responsabili, si differenziano dai concorrenti e mitigano i rischi associati alle sfide ambientali e sociali». In sintesi, i criteri ESG «sono un catalizzatore per lo sviluppo delle imprese, offrendo un percorso verso una crescita sostenibile e responsabile (per esempio Criteri Ambientali Minimi, aumento del rating fino al 40% nei bandi pubblici, riduzione delle garanzie fidejussorie)». Giuliano Longo