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Una nuova mentalità aziendale per attrarre talenti

Una nuova mentalità aziendale per attrarre talenti
Giovani Talenti

Individuare e trattenere lavoratori di talento è oggi una delle questioni più spinose per le aziende italiane. Per attrare giovani competenti e talentuosi per tanti imprenditori è necessario un cambio di mentalità. Perché, diciamolo, la visione del mondo del lavoro di un trentenne è diversa da quella un sessantenne. «Oggi il lavoro non è più considerato la cosa più importante nella vita – spiega Daniele Marini, professore di Sociologia dei processi economici all’Università di Padova - E’ importante ma al pari di altre cose e, soprattutto, della propria vita privata e familiare. Di questo le aziende devono tenere conto. E se le grandi aziende possono investire risorse in piani di welfare, per le Pmi è più difficile. Credo che le associazioni di categoria debbano giocare un ruolo da protagoniste per supportare le aziende meno strutturate nel percorso verso un nuovo modo di vedere l’organizzazione del lavoro».

LAVORO: DOMANDA E OFFERTA NON SI INCONTRANO. PERCHE’?

Giovani Talenti

Il tema del mancato incontro tra offerta e domanda di lavoro non è nuovo. Da una parte abbiamo le imprese che non trovano lavoratori, dall’altra i giovani che non trovano lavoro. Ultimamente, il problema sta diventando sempre più importante, Questo, come spiega il professor Marini, sia per motivi strutturali, sia per motivi culturali.

«Il primo fattore – spiega Marini – è dovuto al calo della natalità e, se non si invertirà il trend grazie a politiche a sostegno della natalità, ce lo porteremo avanti per tempo. Ci saranno meno giovani da inserire nel mondo del lavoro».

Il secondo fattore è legato ad un cambio di prospettiva culturale e a come i giovani vedono il lavoro. «Il lavoro – evidenzia il docente – non è più ritenuto la cosa più importante della propria vita. È importante ma lo è come lo sono altre cose. Oggi si ricerca soprattutto l’equilibrio vita-lavoro». E se le grandi aziende possono investire risorse e mettere in campo flessibilità e piani di welfare, le piccole aziende sono in maggiore difficoltà, avendo meno risorse. Quindi cosa fare?

CINQUE CONSIGLI ALLE PICCOLE IMPRESE

Secondo Daniele Marini ci sono diversi aspetti su cui le piccole e medie aziende possono lavorare per diventare più attrattive per i giovani. Fondamentale per il docente è il ruolo delle associazioni di categoria come supporto agli imprenditori che cercano giovani.

  • Formazione. Proporre ai giovani lavoratori un percorso di formazione è un valore aggiunto. Perché investire per formare una risorsa che forse se ne andrà? «Perché parlerà bene dell’azienda e contribuirà a migliorare la reputazione – spiega Marini - Oggi non è più concepibile pensare che un lavoratore non continui a cercare occasioni migliori».
  • Organizzazione. La flessibilità oraria è un elemento chiave. Va, quindi, ripensata l’intera organizzazione dell’impresa.
  • Prospettiva di crescita. Bisogna dare obiettivi di crescita (anche economica) chiari, migliorando la gestione delle risorse umane.
  • Ambiente sereno. Il clima interno all’azienda e la sua reputazione sono importanti perché la qualità del tempo passato al lavoro deve essere buona.
  • Social. Per avvicinarsi ai giovani talenti è necessario essere presenti sui social, usati oggi anche per trovare lavoro. Bisogna proporsi nel modo giusto.

FARSI CONOSCERE APRENDOSI AL TERRITORIO

«Da ultimo, mi sento di dire agli imprenditori di avvicinare i giovani dove i giovani si trovano. Per questo ritengo importante la collaborazione con le scuole e l’organizzazione di open day. Bisogna aprirsi al territorio per entrare in contatto con potenziali nuovi lavoratori – conclude il docente - Non è semplice fare tutto questo, quindi serve mettere insieme le forze e fare rete tra aziende, appoggiandosi anche alle associazioni di categoria». Annarita Cacciamani