Nel contesto economico attuale, le piccole e medie imprese si trovano di fronte a sfide sempre più stringenti nell'ottenere finanziamenti. Tuttavia, esistono soluzioni possibili che possono aiutarle a superare queste difficoltà. L’esperto Alessandro Falco, specialista in finanza e controllo per Pmi, docente al master in amministrazione, finanza e controllo della Business School Sole24Ore, esplora le motivazioni che spingono le imprese ad aumentare il proprio capitale e le strategie disponibili per farlo, riflettendo sulle implicazioni a lungo termine per la crescita e la sostenibilità aziendale. Inoltre, consiglia le varie opzioni di finanziamento, come i fondi di debito e il reverse factoring, e l'importanza di una gestione finanziaria interna efficace. Presidiare la cassa e la tesoreria in modo puntuale, infatti, oltre a diversificare le fonti di finanziamento per garantire una copertura naturale al fabbisogno dell’organizzazione, risulta oggi fondamentale.
Problemi di accesso al credito? La risposta è (anche) la Finanza di filiera
Quando si parla di accesso al credito, ci si riferisce alla capacità di una piccola impresa di richiedere un sostegno economico da un ente creditizio, come una banca. I criteri per ottenere finanziamenti variano e dipendono dal tipo di assistenza economica desiderata. Dal 2023, però, è diventato più arduo per le Pmi ottenere prestiti. Tra le motivazioni, c’è da considerare il progressivo superamento dell'emergenza legata al Covid e le problematiche sui costi dell'energia, che hanno costretto tutti i Governi a prendere misure straordinarie. Tuttavia, ci sono diverse modalità che le piccole imprese possono utilizzare per ovviare a questa situazione.
Quali sono le motivazioni che portano le piccole e medie imprese italiane ad aver bisogno di una maggiore patrimonializzazione? E quali sono le possibili soluzioni?
Nello scenario di mercato le Pmi stanno subendo l'effetto di tre variabili: il cambio della normativa internazionale di vigilanza delle banche che impone dei vincoli nell'erogazione del credito, per esempio legati ad aspetti ESG e a una maggiore struttura delle aziende; l’aumento della concorrenza e delle dimensioni dei concorrenti, con una inevitabile pressione sui prezzi e margini; la volatilità di mercato e i fattori esogeni geopolitici, che portano a flessioni di ricavi e marginalità anche importanti. L'insieme di questi tre fattori porta a subire nel breve termine flessioni di cassa importanti, e non permette di avere in modo automatico le banche come interlocutore unico per i propri fabbisogni. La risposta può essere da un lato adeguati assetti organizzativi nel presidio della cassa ma, dall'altro, necessariamente adeguati assetti di patrimonializzazione. Le aziende hanno bisogno di più equity e di un buffer (o margine) di sicurezza, per gestire tutta questa complessità. Più capitale è anche la premessa per creare aziende più grandi e più solide, in grado di affrontare le complessità prima indicate in modo più resiliente.
In che modo la maggiore dotazione di capitale può influenzare la crescita e la sostenibilità a lungo termine di un'impresa artigiana?
Disporre di un margine maggiore di capitale rende l'azienda meno rischiosa rispetto alla variabilità di mercato e permette di poter avviare progetti di lungo termine. Il rischio opposto, in assenza di cassa, è tagliare i prezzi per vendere di più, avviando una spirale pericolosa. Poiché le piccole imprese hanno la necessità di posizionarsi su nicchie di qualità per resistere alla concorrenza internazionale, è necessario essere più patrimonializzati e solidi per potersi permettere di avere la pazienza di portare avanti politiche di qualità e differenziazione. Quanto tempo e quante energie vengono sprecate ogni fine mese per incastrare i programmi di pagamento e tesoreria e quante energie vengono investite per l'innovazione e per la cura dei propri clienti? Più capitale significa anche più tempo ed energie per creare valore.
Quali sono gli strumenti finanziari? E le risorse sono disponibili per le piccole e medie imprese che desiderano accrescere il capitale aziendale?
Il primo punto è organizzare internamente le attività in modo da presidiare la cassa e la tesoreria in modo puntuale. Il primo buffer di sicurezza consiste nello scacciare i "clienti dannosi", intendendo quelli che non riconoscono valore all'azienda, approfittando magari di dilazioni di pagamento forzate per recuperare cassa in modo non corretto. Le garanzie di medio credito offerte da Sace rappresentano un interlocutore principale, ma è fondamentale diversificare le fonti di finanziamento. Per esempio, i fondi di debito o i mini bond rappresentano alternative interessanti: si tratta di debito anziché di equity, ma coinvolgono investitori con un profilo di rischio più elevato rispetto ai limiti imposti dai rating bancari. Altro punto importante per generare una copertura naturale al fabbisogno di cassa, per le aziende più piccole che operano in filiera con clienti importanti (per esempio nel settore della calzatura), è migliorare la documentazione verso soprattutto la comunità finanziaria, per permettere di essere eleggibili ad interventi di filiera con operazioni di confirming di filiera. Questo è un accordo con il quale si incarica la banca di gestire i propri debiti commerciali verso specifici fornitori strategici della propria filiera. I fornitori hanno così un accesso al credito più agevole e a condizioni economiche dedicate. La cosiddetta "Supply chain Finance" è infatti uno strumento ancora poco usato all'interno delle filiere, ma troppo spesso il problema nasce dalle asimmetrie informative esistenti e dalla scarsa capacità delle Pmi di far leggere il proprio rischio reale. Tornando all’esempio del settore calzaturiero, si può organizzare un processo di reverse factoring, cioè una soluzione per cui le aziende capo-filiera o capo-commessa sostengono finanziariamente i propri fornitori. L’attore principale di questo contratto non è la piccola media impresa che solitamente cede i propri crediti alla Banca, ma il debitore. Sono, infatti, le aziende di medie e grandi dimensioni che tramite il reverse factoring possono richiedere alla banca (il factor) un’assistenza completa nella gestione dei propri debiti di fornitura.
A parte la Finanza di filiera, ha altri consigli?
A fronte di necessità più importanti, soprattutto per gli investimenti, anche le realtà più piccole devono valutare l'opportunità di diversificare il proprio patrimonio personale per dare più forza e peso alle proprie aziende, anche costruendo operazioni con le strutture di private banking che gestiscono i risparmi di famiglia. È sana una segregazione del rischio con una parte del patrimonio gestito al di fuori dell'azienda, ma non in una misura tale da esporre la stessa ad una rischiosità complessiva alta, al punto tale da travolgere, in caso di crisi, anche la famiglia, con il meccanismo delle responsabilità in caso di default. Superare il tabù di parziali disinvestimenti di patrimoni non a reddito in modo sufficiente per capitalizzare le proprie aziende può essere un buon affare nel tempo, ovviamente se in parallelo si rafforzino gli assetti organizzativi in modo adeguato a creare reale valore.
A proposito di famiglie imprenditoriali, quali sono gli aspetti che contraddistinguono queste Pmi nell’accesso al credito?
La presenza azionaria della famiglia rappresenta un'opportunità a lungo termine rispetto a una struttura manageriale. La famiglia imprenditoriale dimostra resilienza, a condizione che sia la prima a rispondere agli sforzi attraverso un maggiore apporto di capitale. Gli azionisti devono essere stabili e orientati al lungo termine, ma è importante che alternino ruoli manageriali. Il mix ideale consiste, a mio avviso, nell'avere una presenza azionaria stabile data appunto dal nome della famiglia, affiancata da manager competenti.
Quali sono gli effetti a lungo termine sul mercato della presenza di aziende scarsamente capitalizzate e quali invece i benefici di una maggiore patrimonializzazione delle Pmi?
Rafforzare il capitale delle Pmi significa liberare tempo ed energie per dedicarsi al vero lavoro delle aziende: innovare, soddisfare i bisogni latenti dei propri clienti, migliorare la comunicazione complessiva. L’orizzonte temporale di pensiero diventa a 2-3 anni, non basato su 2-3 mesi. Recuperare lucidità permette anche di valutare operazioni potenziali di aggregazioni o partnership che in tempi ordinari vengono scartati o semplicemente non valutati per mancanza di tempo ed attenzione. La presenza di aziende sottocapitalizzate è una spinta all'offerta di prezzi fuori mercato, dannoso per tutti. Un buffer di sicurezza di capitale è una condizione di competitività. Elisa Marasca