Manifattura e Pmi: le mosse per superare la crisi e ripartire

Manifattura e Pmi: le mosse per superare la crisi e ripartire
Crisi della manifattura

di Francesco Angelini

L’automotive ha le gomme sgonfie. Ma non basta lasciare l’utilitaria in garage per risolvere i problemi del settore manifatturiero, anche nelle piccole e medie imprese. Sebbene il calo della domanda di veicoli e la transizione verso la mobilità elettrica abbiano avuto un impatto significativo, vi sono molteplici cause che concorrono a determinare le difficoltà attuali.

Una delle  più evidenti è l’aumento vertiginoso dei costi delle materie prime. Secondo i dati forniti dalla Banca Mondiale, tra il 2020 e il 2023, il prezzo di materiali essenziali come il rame e l’alluminio è aumentato rispettivamente del 78% e del 64%. Questo ha determinato un forte aumento dei costi di produzione, con conseguenze dirette sulla competitività delle Pmi manifatturiere, che hanno margini di profitto più ridotti rispetto alle grandi aziende.

Le aziende che operano nel settore dei macchinari, dell'elettronica e della meccanica di precisione hanno subito aumenti di costo non trascurabili, incidendo sul prezzo finale dei prodotti. Tale incremento è stato solo in parte trasferito sui consumatori, poiché il rischio di perdere competitività sui mercati internazionali ha spinto molte imprese ad assorbire una parte del costo.

I dati dell’anno appena concluso sono drammatici per il settore manifatturiero. Le ore autorizzate di cassa integrazione sono state 426,5 milioni con un incremento del 30% rispetto al 2023 e più che raddoppiato rispetto al 2019 (pre Covid).  La crescita del Pil, negli ultimi due trimestri del 2024 è stata nulla, bloccando la flebile crescita dei periodi successivi al 2022. Anche il numero degli occupati ha smesso di crescere e comunque anche gli incrementi dei periodi precedenti erano perlopiù concentrati nel settore dei servizi. Di fatto, in un quadro di debolezza dell’intera eurozona, segnalato anche Christine Lagarde, presidente della Bce, in occasione dell’annuncio dei tagli di interessi, l’Italia si è allineata alla Germania, la grande malata del Vecchio Continente proprio a causa della crisi dell’automotive che ha portato realtà come Audi e Porsche, entrambe del gruppo Volkswagen a valutare il trasferimento della produzione negli Usa per sfuggire ai dazi paventati da Donald Trump.

Crisi della manifattura

La trasformazione digitale è un'opportunità, ma anche una sfida. Molte piccole e medie imprese manifatturiere non dispongono delle risorse economiche o delle competenze necessarie per adottare le tecnologie 4.0. La digitalizzazione dei processi produttivi richiede investimenti significativi in termini di macchinari, software di gestione e formazione del personale.

Secondo un rapporto di Unioncamere, solo il 24% delle Pmi italiane ha adottato tecnologie avanzate di Industria 4.0, come l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things (IoT). Questa percentuale è molto inferiore rispetto alla media europea, il che espone le aziende italiane a un maggiore rischio di perdere competitività rispetto ai concorrenti stranieri.

Le interruzioni nella catena di approvvigionamento globale hanno avuto un impatto pesante. La pandemia di Covid ha rivelato la fragilità dei flussi logistici internazionali. Il "caso Ever Given" nel Canale di Suez è stato un evento simbolico, ma il problema è strutturale: la scarsità di container, il rincaro dei trasporti e la carenza di componenti elettronici (chip) hanno creato un effetto a cascata su tutto il settore manifatturiero. Secondo il rapporto dell’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfis), i tempi medi di consegna di alcuni componenti chiave sono aumentati del 200% tra il 2020 e il 2022. Per le Pmi, che dipendono da fornitori esterni e non hanno la forza contrattuale delle grandi multinazionali, questa situazione si traduce in ritardi di produzione e aumento dei costi.

Un altro aspetto cruciale è la mancanza di competenze tecniche avanzate. La formazione tecnica, soprattutto nelle discipline stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), non è sufficiente a coprire la domanda di lavoratori qualificati. Le piccole e medie imprese si trovano a competere con le grandi aziende per l’assunzione di tecnici specializzati, con salari che le piccole imprese spesso non possono permettersi di offrire. Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro è evidenziato dal rapporto Excelsior 2023 di Unioncamere, che segnala che il 42% delle imprese manifatturiere italiane ha difficoltà a reperire profili tecnici adeguati. Tale carenza è particolarmente grave nei settori della meccatronica e dell’automazione industriale.

In sintesi, la crisi del settore manifatturiero delle piccole e medie imprese non può essere attribuita solo alla flessione del comparto automotive. L’aumento dei costi delle materie prime, la transizione digitale, le interruzioni delle supply chain, la carenza di manodopera qualificata e le pressioni normative ambientali sono tutti fattori che concorrono a definire una crisi multidimensionale. Le soluzioni richiedono un approccio sistemico. Le aziende hanno bisogno di sostegni finanziari mirati per investire in tecnologia, percorsi di formazione per il personale e incentivi per la transizione ecologica. Senza interventi mirati, la crisi rischia di compromettere la capacità competitiva di uno dei settori chiave dell’economia italiana, con gravi ripercussioni su occupazione e Pil.