Green&Blue: strategie per diventare un'azienda digitale e sostenibile

Green&Blue: strategie per diventare un'azienda digitale e sostenibile
Green&Blue Item

Fino a pochi anni fa nessuno trattava seriamente il tema “innovazione”, declinato nella “transizione ecologica”. Adesso le Pmi sono in grado di comprendere e seguire i cambiamenti. Si tratta di una presa di coscienza non da poco. L’ultimo item a firma Confartigianato – Imprese Territorio parlava di questo. «In un momento di grande cambiamento è opportuno saper combinare nel modo giusto la transizione ecologica con le innovazioni in grado di valorizzarla per diventare aziende competitive sul mercato, con i clienti e nelle supply chain».

Ospiti Laura Maria Ferri, professore associato di economia aziendale all'Università Cattolica e direttrice scientifica dell'executive master in Innovability Management di Altis e Jacopo Brioschi, coordinatore dell'area innovazione e sviluppo di Artser.

SERVE UNA CULTURA DI FONDO

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La prima domanda è secca, e riassume tutto il resto. Per mantenere la competitività sul mercato le imprese cosa devono fare? Ha risposto Ferri. «C'è un elemento culturale all'interno dell'organizzazione ad ampio raggio: è importante favorire la comprensione di cosa vogliano dire transizione ecologica, transizione digitale. Bisogna consolidare la conoscenza di questi elementi, non immediati e scontati. Una “cultura di fondo” serve per tradurre tutto questo in concetti immediati. Inoltre la transizione non può avvenire senza innovazione, che è un elemento cardine. Stiamo affrontando tematiche che nessuno trattava fino a pochi anni fa. Pertanto, sicuramente servono soluzioni nuove da sviluppare che permetteranno di trovare un nuovo modo di lavorare. Credo molto inoltre nel tema della “collaborazione”: le imprese dovranno adeguarsi sia nel territorio fisico sia in quello virtuale, tra di loro e con soggetti diversi”. Le catene di fornitura, per questo motivo, avranno sempre più rilevanza».

COMPRENDERE E SEGUIRE IL CAMBIAMENTO

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«Mi sento di confermare – ha aggiunto Jacopo Brioschi –  alla luce degli ultimi due anni di lavoro fatti che la presa di coscienza della transizione ecologica c’è. Anni fa le imprese sembravano subirla, ora capiscono che è necessaria e che rappresenta una possibilità di sviluppo. Non si tratta solo di limare alcuni dettagli dell’impresa, ma a volte di pensare proprio a un riposizionamento». Bisogna tenere conto del mercato (cioè di cosa ti richiede il cliente storico, che comunque sta cambiando metodo anch’esso), del contesto normativo e dei mercati dei capitali, da tenere sempre sott’occhio. «In questi anni – prosegue l’esperto – abbiamo visto che l'approccio delle Pmi è molto cambiato: non sono in grado di condizionare certi cambiamenti, ma di comprenderli e seguirli sì».

Ma è pensabile una transizione ecologica all’interno di una azienda che non abbia intrapreso un percorso reale di digitalizzazione 4.0? Il commento è ancora di Ferri: «Dire che è possibile è difficile. Sicuramente ci sono dei margini di miglioramento e movimento. Le tecnologie ci aiutano a tenere sotto controllo i dati, e a capire quali sono gli spazi. Bisogna tenere conto però dell’impatto ambientale dell’innovazione tecnologica: l’approccio migliore sarebbe sempre guardare ad entrambi i fronti. Di fatto, con la digitalizzazione si opera meglio nell'ottica della transizione ecologica, e quest'ultima permette di sviluppare la transizione digitale, ma bisogna capire quando vale la pena farlo e quali siano i rischi».

ACCOMPAGNARE LE PERSONE AL CAMBIAMENTO

La difficoltà, quindi, è comprendere l'impatto complessivo finale: bisogna imparare a gestire in modo integrato sapendo che le transizioni non sono mai scontate, né immediate. I manager devono imparare a gestire la tecnologia avendo in mente la dimensione sociale-ambientale (e la parte sociale, come impatto, è inclusa nella transizione ecologica: una tecnologia non può impattare sulle persone). E poi devono saper accompagnare le persone che lavorano nell'organizzazione verso il cambiamento: formarle, aiutarle a lavorare in un modo diverso, prenderle per mano e portarle verso le nuove logiche di collaborazione. La complessità, nel senso positivo del concetto, è elemento necessario per gestire la transizione e tutte le sue problematiche.
 

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