In un mondo del lavoro sempre più competitivo anche le piccole e medie imprese devono affrontare nuove sfide nel reclutamento di talenti. Una campagna di recruiting ben strutturata è essenziale per attrarre professionisti qualificati.
Ne abbiamo parlato con Claudia Campisi, psicologa del lavoro, Hr e career coach.
Prima di avviare una campagna di recruiting, è fondamentale la programmazione: comprendere le esigenze dell'azienda, analizzare i ruoli vacanti, identificare le competenze richieste e stabilire obiettivi realistici.
Uno strumento spesso sottovalutato è il portale aziendale.
«Spesso chi fa recruiting – spiega Campisi – per massimizzare gli sforzi utilizza canali esterni tralasciando il portale aziendale. È invece buona prassi iniziare da lì per spiegare bene cosa si sta cercando. Poi ci sono i canali esterni».
Oggi anche il mondo del lavoro e del recruiting si muove sui social network.
«In relazione al proprio budget è bene usare i canali più riconosciuti, a partire da Indeed. Poi naturalmente c’è Linkedin, dove si può fare una selezione efficace senza particolari investimenti Anche i Centri per l’impiego, grazie ai fondi del Pnrr, si sono dotati di piattaforme molto simili e complete».
Anche in una Pmi la figura del rectuiter è fondamentale. Non solo va alla ricerca di talenti, ma è anche una sorta di “termometro” della Pmi, che raccoglie richieste, fabbisogni e fa da filtro tra proprietà e dipendenti. Per questo investire su una figura del genere, competente e qualificata, è senza dubbio una buona idea.
Anche perché oggi il mondo del lavoro è cambiato, di pari passo con la società. Chi cerca lavoro ha esigenze e priorità diverse rispetto al passato, anche recente.
«Le generazioni precedenti sono cresciute con una cultura del lavoro differente, con un rapporto di gratitudine nei confronti dell’azienda – prosegue Campisi – Oggi la situazione è sbilanciata dall’altra parte. Chi cerca lavoro mette in chiaro subito le proprie esigenze e richieste, dai giorni di smart working ai benefit a cui non vuole rinunciare».
In questo senso la parola d’ordine è trasparenza. Una campagna di recruiting efficace e immediata deve essere precisa, illustrare il pacchetto completo (mansioni, retribuzione, benefit, possibilità di carriera) e conquistare la fiducia di chi abbiamo di fronte.
«È necessario contestualizzare, conoscere il nostro interlocutore e i suoi desiderata e mettere in chiaro subito tutto quanto. L’azienda alla fine sceglie, ma il rapporto è reciproco».
Soprattutto nel mondo delle Pmi – e in particolare in quelle più piccole – il vecchio passaparola funziona ancora tanto. Ma bisogna fare molta attenzione, perché nasconde più di un’insidia.
«È ancora funzionale, ma è poco filtrato – spiega Campisi – Dunque, attenzione a non farlo diventare un boomerang per l’impresa, che potrebbe reclutare persone poco adeguate al ruolo che si sta cercando e avere qualche problema di trasparenza interna, creando malcontento tra i dipendenti. Sì al passaparola, dunque, ma se si hanno strumenti aziendali di filtraggio strutturati».
Un discorso a sé merita il rapporto con il territorio, le scuole e gli enti di formazione. Anche in questo caso le parole chiave sono programmazione e trasparenza.
«Se riesco a immaginare le necessità della mia azienda posso ipotizzare che ogni anno assumerò un numero definito di risorse – aggiunge Campisi – A questo punto posso propormi a vari enti territoriali con un piano preciso, in modo da instaurare un rapporto proficuo per entrambi che duri con soddisfazione nel tempo».
E chi cerca lavoro, cosa deve fare? Oggi il curriculum non è certo passato di moda, anche se va a braccetto con Linkedin e i social network.
«Io preferisco un Cv, curato e snello, di una pagina, ma con molti link che rimandino a un portfolio personale, certificazioni di competenze e tutto ciò che c’è di qualificante – conclude Campisi - Anche i social però fanno la loro parte. Oltre a un profilo Linkedin curato bisogna fare attenzione anche a ciò che si pubblica su altre piattaforme. Proprio nell’ottica della conoscenza del proprio interlocutore i recruiter controllano i profili social e bisogna tenere a mente che il web non dimentica e anche quello che abbiamo scritto tempo fa rimane ben fissato. Non vuol dire che si cerchino ‘soldatini’ senza identità e libertà di pensiero, ma è sempre bene mantenere una certa sobrietà. Non solo per chi cerca lavoro, ma anche da parte di chi seleziona».
Insomma, presentarsi bene ancora prima di incontrarsi e stringersi la mano è importantissimo per capire di essere sulla stessa lunghezza d’onda e iniziare con il piede giusto. Tomaso Garella