Negli ultimi anni il concetto di sostenibilità ha assunto un ruolo sempre più centrale nel mondo del lavoro. E le imprese non possono più sottovalutare l’impatto che hanno sull'ambiente, sulla società e sull'economia. In questo contesto, redigere un bilancio di sostenibilità – pur non ancora obbligatorio – ha per le Pmi un’importanza strategica.
Ne abbiamo parlato con il professor Enzo Rocca, docente di Sistemi informativi a supporto delle decisioni aziendali alla facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano.
I due principali soggetti con cui si relazionano le Pmi – banche e grandi imprese – sono sempre più attenti ai profili di sostenibilità dei propri clienti e fornitori, soprattutto con riferimento ai fattori ambientali, in particolare la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici. Ciò rende il rendiconto di sostenibilità uno strumento utile anche per quelle Pmi per il quale non sarebbe obbligatorio.
«Ignorare questa situazione potrebbe, non nell’immediato, ma in un prossimo futuro spingere le imprese clienti più grandi e le banche con cui lavora una Pmi a scegliere controparti più virtuose e trasparenti dal punto di vista ambientale e sociale – spiega Rocca – E dunque è bene iniziare sin da subito a prepararsi, anche gradualmente».
Il rischio potrebbe infatti essere quello di perdere rapporti commerciali fondamentali e opportunità di finanziamento, mettendo così a rischio la crescita e la stessa sopravvivenza dell’impresa.
Per molte Pmi questa sfida può sembrare complicata, ma è possibile arrivarci per gradi, pianificando le proprie strategie anche con degli aiuti esterni.
«È ragionevole immaginare che ci sia meno abitudine e dimestichezza nel raccogliere le informazioni relative ai fattori ambientali, sociali e di governance (cosiddetti fattori ESG o informazioni non finanziarie) – prosegue il professor Rocca - Si può però adottare un approccio graduale e semplificato, facendosi aiutare da un professionista, anche se l’ambizione dell’Europa è quella di emanare degli standard tali che qualsiasi impresa, al di là delle dimensioni, possa provvedere in autonomia».
«Di fronte a una trasformazione così importante, per prima cosa è necessario comprendere quali siano le informazioni più rilevanti da comunicare ai propri clienti e alla propria banca. Da punto di vista della cosiddetta “impronta di carbonio”, ad esempio, i dati fondamentali (conosciuti come Scope 1 e Scope 2) si possono ricavare dai consumi per il riscaldamento e l’elettricità, con il supporto di tool che consentono di trasformare il consumo in emissioni di CO2».
Ma redigere un bilancio di sostenibilità è strategico non solo per mostrarsi adeguati agli standard agli occhi di clienti e fornitori, ma pure per fare un’analisi interna.
«E’ l’occasione – spiega Rocca – per fare il punto su come si è posizionati all’interno dei fattori ESG, fotografando la propria situazione e prendendo dunque le opportune misure per riposizionarsi e fare un assesment interno, inclusa una valutazione dei rischi e delle opportunità. Redigere un bilancio di sostenibilità, infatti, non implica soltanto una rendicontazione delle informazioni non finanziarie dell’impresa ma presuppone un processo, anche semplificato, di pianificazione non solo economica in vista delle sfide future».
Riassumendo, cinque elementi che rendono strategico un bilancio di sostenibilità per una Pmi sono: