Una gestione efficace dei dati è uno strumento chiave a disposizione delle Pmi per avere un quadro esaustivo della propria catena produttiva, fare scelte mirate nel lungo periodo e imparare a marginalizzare di più. Di questi temi abbiamo parlato con Alberto Grando professore di Operations & Supply Chain Management della SDA Bocconi School of Management.
In quali ambiti la gestione dei dati può dare maggiori vantaggi economici alle Pmi?
Tra gli ambiti in cui una gestione efficace dei dati può portare vantaggi economici in termini di redditività, collocherei due attività poste agli estremi della catena del valore: gli acquisti e la comunicazione. Per le piccole imprese la qualità dei prodotti offerti e la flessibilità sono leve competitive cruciali. Per le realtà produttive e commerciali, avere informazioni sui potenziali fornitori è infatti essenziale per attuare acquisti mirati che limitino al massimo gli sprechi, perseguendo performance di efficienza, flessibilità e qualità.
Focalizziamoci sugli acquisti, come i dati possono aiutare le imprese in quest’ambito?
Nelle realtà produttive, ad esempio, il 60-65% del costo totale di prodotto è rappresentato dagli acquisti. Per questo motivo riuscire a utilizzare i dati per indirizzare le imprese nella scelta delle forniture migliori può rappresentare un grosso vantaggio.
Un secondo tema importante è inoltre quello della gestione degli inventari. Le scorte a disposizione delle imprese rappresentano una quota importante del capitale finanziario investito e una leva per garantire un adeguato livello di servizio. Per questo, in una situazione di forte incertezza dei mercati, la possibilità di usare dati per modulare le spese in base alla stima della domanda è fondamentale. Le aziende hanno così l’opportunità di ottimizzare l’investimento in magazzino rispetto al livello di servizio che vogliono garantire.
In sostanza un’analisi efficace dei dati permette di efficientare al massimo la gestione del magazzino. Questo vuol dire poter bilanciare le scelte di ottimizzazione tra servizio offerto e investimento in capitale circolante. A ciò si aggiunge inoltre la possibilità di differenziare il livello di servizio in base alla segmentazione della clientela, offrendo servizi ‘premium’ o più basici a clienti orientati a differenti obiettivi nel rapporto tra qualità e costo.
Quali sono altre aree su cui le Pmi possono lavorare grazie all’utilizzo dei dati?
Come dicevamo, un’altra area cruciale è quella delle vendite. Se pensiamo a piccole imprese o start up, il primo obiettivo in termini di rilevanza è l’acquisizione di nuovi clienti e la crescita o la stabilizzazione degli ordini, indipendentemente dal fatto che si operi sui canali tradizionali o tramite l’e-commerce. Qui l’analisi dei dati provenienti dall’uso dei social media o delle applicazioni per le vendite online può fare realmente la differenza, creando valore. La capacità di acquisire e gestire i dati consente di avviare progetti di comunicazione più mirati e di interpretare meglio la domanda dei propri clienti, scattando una fotografia chiara e maggiormente profilata delle abitudini di acquisto, sia per quanto riguarda i canali tradizionali sia per quanto riguarda l’online.
Riassumendo quando si parla di dati e vantaggi economici qual è l’elemento prioritario che le Pmi devono considerare?
A mio avviso acquistare bene è sicuramente una delle attività più importanti. I costi d’acquisto rappresentano oltre il 60% delle spese di un’azienda produttrice di beni e le imprese piccole o medie spesso hanno problemi di liquidità. Ottimizzare il costo d’acquisto significa ottenere risultati sia dal punto di sia vista reddituale sia dal punto di vista finanziario. L’altro aspetto centrale è avere una visione chiara dei fabbisogni della clientela, in termini di prodotti e servizi richiesti, gestendo al meglio, a prescindere dai canali utilizzati, l’offerta in termini di costo e qualità del prodotto o del servizio proposti.
Che tipo di soluzioni le aziende possono utilizzare per gestire in modo mirato i dati? Le Pmi preferiscono rivolgersi a realtà esterne?
È difficile dare un quadro delle soluzioni utilizzate dalle Pmi perché si tratta spesso di tecnologie molto customizzate. A livello generale, la digitalizzazione è un processo di trasformazione al quale nessuna realtà può ormai sottrarsi, a prescindere dalla dimensione. In molti casi, il punto debole è la valorizzazione delle informazioni a disposizione, ma oggi grazie alle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale (AI), molte attività possono essere snellite e semplificate. È inoltre possibile impiegare le tecnologie per rafforzare i processi creativi e i contenuti di innovazione, tipici di molte attività artigiane. Il tredicesimo rapporto annuale Confartigianato Lombardia (ottobre 2023) evidenzia come una Pmi su quattro dichiari che l’AI avrà un impatto sulla propria attività, ma solo l’8,2% afferma di conoscere nel dettaglio i reali sviluppi sul proprio settore. È necessario quindi inserire competenze nuove, capaci di valorizzare l’uso delle tecnologie più innovative oggi disponibili a costi sempre più accessibili.
Ritengo che molte imprese debbano muoversi in questa direzione. Chi non riuscirà a farlo rischia di perdere terreno in termini di competitività.
Può dare dei consigli pratici alle Pmi per rendere la gestione dei dati uno strumento efficiente per migliorare la propria marginalità?
Per prima cosa l’approccio alla gestione dei dati deve essere allineato alle scelte strategiche di fondo, con l’obiettivo di assicurare un impatto positivo nel medio e nel lungo periodo. La gestione dei dati è infatti uno strumento e come tale deve essere posto al servizio dei processi e delle scelte su cui si fonda il vantaggio competitivo di un’impresa. Può trattarsi di migliorare l’attività di comunicazione, ottimizzare acquisti o generare nuovi processi creativi. È tuttavia fondamentale che le Pmi si dotino di figure professionali interne con competenze specifiche nell’uso delle tecnologie. L’adozione di nuove tecnologie può essere inoltre un elemento di attrazione di giovani alla ricerca della loro dimensione professionale, e sappiamo quanto il ricambio generazionale e l’attrazione di giovani sia un tema cruciale per molte realtà di piccole e medie dimensioni. Monica Giambersio