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Pmi in trappola: ecco i dati (e la formazione) che non si possono ignorare

Pmi in trappola: ecco i dati (e la formazione) che non si possono ignorare

In un mercato sempre più competitivo e caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici, la formazione rappresenta una leva fondamentale per la crescita e la sopravvivenza delle piccole e medie imprese. Come spiega il professor Luca Dezi, ordinario di Economia e Gestione delle imprese all’Università La Sapienza di Roma, nonostante il riconoscimento del suo valore strategico, molte aziende faticano ad adottare un approccio strutturato alla formazione, rischiando così di rimanere indietro rispetto ai nuovi trend del settore.

I numeri parlano chiaro: «Secondo i dati dell’Osservatorio delle Pmi, circa il 60% delle imprese investe in formazione, con un incremento del 15% rispetto a cinque anni fa», spiega il professor Dezi. Tuttavia, permangono criticità, come la scarsa attenzione alla valutazione delle competenze interne e la mancata previsione dei fabbisogni futuri.

Un altro punto cruciale è il gap nelle competenze digitali. «Il Digital Economy and Society Index (DESI) evidenzia che solo il 42% degli adulti possiede competenze digitali avanzate», sottolinea Dezi. Questo dato riflette una sfida importante per le Pmi, che devono investire in programmi di upskilling e reskilling per non perdere competitività. Tuttavia, secondo una ricerca dell’Osservatorio Innovazione digitale nelle Pmi del Politecnico di Milano, solo il 20% delle Pmi ha realizzato attività formative sulla digitalizzazione di base, mentre meno del 10% ha investito in tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale.

STRATEGIE E STRUMENTI FORMATIVI

Pmi e formazione

Le imprese adottano diverse strategie per aggiornare le competenze interne, con modalità formative che variano in base al settore e alla dimensione aziendale. «Molte Pmi iniziano con un assesment per valutare il livello delle competenze, ma solo il 15% realizza una valutazione strutturata e appena l’11% conduce analisi previsionali dei fabbisogni», sottolinea Dezi.

Le modalità di formazione più diffuse sono:

  • Lezione frontale in presenza: utilizzata dal 58% delle Pmi
  • Formazione a distanza sincrona: adottata da circa un terzo delle aziende
  • E-learning: ancora poco diffuso, scelto solo dal 20% delle imprese

Molte aziende si affidano alla formazione informale, come l’affiancamento tra colleghi senior e junior, mentre altre privilegiano corsi più strutturati. «Il problema principale rimane la mancanza di tempo e di una struttura HR dedicata», osserva Dezi.

Un ulteriore ostacolo riguarda la difficoltà di accesso ai finanziamenti per la formazione. «Il 32% delle imprese utilizza solo risorse proprie per finanziare la formazione, mentre il 54% combina fondi interni ed esterni, con le piccole imprese che investono di tasca propria più delle medie.

Le piccole imprese, in particolare, fanno più fatica ad accedere ai finanziamenti rispetto alle medie imprese», aggiunge Dezi. La burocrazia e la scarsa conoscenza delle opportunità di sostegno economico rappresentano barriere significative.

Un altro aspetto fondamentale è la crescente importanza della transizione ecologica. «Negli ultimi due anni, il 39% delle Pmi ha investito nella formazione legata alla sostenibilità, e si prevede un ulteriore incremento», spiega Dezi. La necessità di adeguarsi alle nuove normative ambientali spinge le aziende a formare il proprio personale su tematiche di efficientamento energetico, riduzione delle emissioni e gestione sostenibile delle risorse.

IL RITORNO DELL’INVESTIMENTO IN FORMAZIONE

Pmi e formazione

Le imprese che investono in formazione ottengono benefici tangibili. «Gli investimenti in formazione migliorano la produttività, l’innovazione e la competitività», afferma Dezi. Secondo uno studio di McKinsey, il 70% delle aziende che ha puntato sulla formazione digitale ha registrato un incremento della produttività del 20%.

Tra i vantaggi concreti:

  • Riduzione dei tempi di apprendimento: l’uso dell’IA nella formazione può ridurre il tempo necessario del 30% (fonte PwC).
  • Miglioramento delle performance: per fare un esempio, nel settore farmaceutico, l’uso dell’IA ha portato a un incremento del 39% nei risultati rispetto alle farmacie tradizionali.
  • Maggiore engagement dei dipendenti: le imprese che offrono percorsi formativi strutturati registrano una maggiore soddisfazione e fidelizzazione del personale.

Tuttavia, la maggioranza delle Pmi continua a vedere la formazione come un obbligo più che come un’opportunità strategica. «Solo il 5% delle imprese coinvolge università e centri di ricerca e appena il 2% si rivolge agli Innovation Hub», evidenzia Dezi.

Un altro aspetto importante riguarda la personalizzazione della formazione. «Le aziende più innovative stanno puntando su percorsi formativi personalizzati, adattando i contenuti alle reali esigenze dei lavoratori», spiega Dezi. Questo approccio consente di ottimizzare l’apprendimento e migliorare i risultati aziendali. L’adozione di piattaforme digitali e di intelligenza artificiale può supportare questa evoluzione, rendendo la formazione più interattiva ed efficace.

ELEMENTO CHIAVE PER LA COMPETITIVITÀ

La formazione è un elemento chiave per la competitività delle Pmi, ma per essere realmente efficace è necessario un cambiamento culturale. «L’isolamento delle imprese e la scarsa consapevolezza sull’importanza della conoscenza rischiano di limitarne la crescita», conclude Dezi. Per rimanere competitive, le Pmi devono adottare un approccio strategico alla formazione, integrandola nei propri piani di sviluppo e innovazione.

Inoltre, è essenziale rafforzare le collaborazioni con istituzioni accademiche e centri di ricerca per sviluppare programmi formativi avanzati. L’accesso a finanziamenti agevolati e l’utilizzo di piattaforme digitali possono supportare le imprese in questo percorso, rendendo la formazione un vero motore di crescita.

Le Pmi che sapranno cogliere questa opportunità potranno non solo migliorare la propria produttività, ma anche consolidare la loro posizione sul mercato in un contesto sempre più digitale e competitivo. Annarita Cacciamani

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