Nel contesto attuale, caratterizzato da una crescente competizione per attrarre e trattenere talenti, le piccole e medie imprese devono adottare strategie innovative per distinguersi. La concessione di benefit, ovvero benefici aggiuntivi rispetto alla retribuzione base, rappresenta una leva efficace non solo per migliorare il benessere dei dipendenti, ma anche per ottimizzare il rendimento aziendale sia in termini di produttività sia per quanto riguarda l'attrattività e la reputazione. Ne abbiamo parlato con Martina Mauri, dell’Osservatorio Hr Innovation Practice (Politecnico di Milano).
Da tempo le aziende, di qualsiasi dimensione, integrano lo stipendio base dei dipendenti con una serie di extra che vanno al di là dei più "datati" telefono e auto aziendale. Tra i più comuni ci sono:
Senza contare, naturalmente, la flessibilità oraria e lo smart working, sempre più richiesti da parte dei lavoratori, soprattutto giovani.
Uno dei principali vantaggi dei fringe benefits, che rappresentano una fetta del welfare, è il miglioramento del benessere dei dipendenti. Assistenza sanitaria integrativa, abbonamenti a palestre e contributi per l'educazione dei figli possono aumentare significativamente la qualità della vita dei lavoratori. Con effetti positivi anche per l'azienda.
«Il grande tema del mercato del lavoro di oggi è la difficoltà delle aziende a essere attrattive, anche perché ciò che offrono può essere lontano dai desiderata soprattutto dei più giovani - spiega Martina Mauri - Gli under 30 di oggi cercano una dimensione che assicuri un equilibrio tra la vita personale e quella professionale, e i benefit possono andare sicuramente in questa direzione».
Va da sé che il lavoratore che - oltre al salario - trova un qualcosa che va incontro alle proprie esigenze è maggiormente propenso ad accettare un impiego in un'azienda piuttosto che in un'altra. E dunque, si può senza dubbio affermare che una varietà di benefits da proporre incrementa l'attrattività delle Pmi.
Ma i benefit possono essere non solo un fattore decisivo nella scelta, ma pure nella fidelizzazione delle risorse. E quando il lavoratore è soddisfatto del proprio posto e si trova a suo agio, automaticamente aumenta l'efficienza e la qualità del proprio operato.
«È importante che le imprese comprendano questo genere di vantaggi derivanti dalla concessione dei benefit nell’ambito del welfare aziendale - prosegue Mauri - Oggi il benessere e la conciliazione della vita privata con quella lavorativa sono la prima causa dei cambiamenti da parte dei lavoratori. Andare incontro alle loro esigenze vuol dire da un lato fidelizzare chi c'è già, dall'altro aumentare la propria reputazione e attrattività all'esterno».
Ma quali benefit sono più adatti? E come venire incontro a lavoratori con esigenze differenti?
«Dopo aver effettuato un'analisi dei bisogno dei propri lavoratori, la soluzione può essere la costruzione di una sorta di “paniere dei servizi welfare”, all'interno dei quali ogni dipendente può scegliere ciò che più gli si addice, dai servizi per la famiglia alla palestra, rimanendo all'interno dei medesimi margini di spesa - aggiunge Mauri - Così facendo non si creano disuguaglianze tra i lavoratori e tutti possono ottenere soddisfazione».
«Per una Pmi, che ha maggiori legami con la zona in cui opera rispetto a una grande azienda, inoltre, può essere anche un'ottima occasione per stringere importanti legami e avere anche un impatto sociale sul territorio».
Da non sottovalutare, in ultimo, anche il fatto che la concessione di fringe benefit può comportare vantaggi fiscali sia per l'azienda che per i dipendenti. Questo permette all'azienda di offrire compensi maggiori ai dipendenti senza un aumento proporzionale dei costi totali. Tomaso Garella