
Tanti contatti, sia consolidati sia appena avviati, da far fruttare. Il motivo storico per cui tutti hanno sempre voluto la Polonia è proprio per la sua posizione geografica, vicina al nord ma anche all’oriente. Ed infatti al Warsaw Food Expo c’erano potenziali buyer baltici, ucraini, greci, perfino vietnamiti oltre ai “padroni di casa”, i polacchi, il cui potere d’acquisto sta crescendo e che sono abituati ai piaceri della tavola, dall’ultimo atto del pasto (il caffè) andando indietro. E buona cucina, si sa, è sinonimo anche di prodotti italiani.
Erano quattro le aziende rappresentate da Matteo Campari, export specialist di Artser, interprete e mediatore. Hanno scelto di affidarsi a lui per non perdere neanche un’opportunità in una fiera prestigiosa, specializzata per i settori agroalimentare, bevande e affini per hotel, ristoranti, caffè, bar, gastronomie, negozi specializzati in alimentari italiani e ricercatezze gastronomiche, enoteche.
«Rispetto a 12 mesi fa – è il resoconto di Campari – era come se fosse un’altra manifestazione. Ho trovato molto più interesse verso la qualità, tanti imprenditori in più che cercavano specialità gastronomiche di livello. Piccole realtà di ristoratori, diversi laboratori di pasticceria». Campari curava gli interessi di due aziende della Lomellina, provincia di Pavia (cascina Alberona, riso e Forno Collivasone, offelle), di una di Varese, la Decordolce, il nome spiega tutto, e un salumificio toscano. Subissati, si chiama, e ha destato parecchia curiosità.
La scelta di Campari è stata quella di prendere anche qualche contatto preliminare. «Sono venuti a trovarci – prosegue – importatori importanti, che già sapevano qualcosa delle aziende che stavano approcciando. Sviluppare i rapporti è tutto ed infatti a Varsavia torneremo perché è sotto gli occhi di tutti quanto stia crescendo il mercato polacco, con un potere di spesa sempre maggiore e una posizione geografica invidiabile». Essendo comunque, quelle italiane in oggetto, imprese non di grandi dimensioni, era normale appoggiarsi a Campari per recuperare informazioni, per gestire i contatti.
Ne è valsa la pena. «Il ritorno economico – conclude l’esperto – per alcune aziende c’è già, a poche ore dalla fine della fiera. Tra rafforzamento di rapporti precedenti e debutti assoluti con nuove figure, ci sono i presupposti (visto anche il successo di un brand italiano proprio perché è italiano) per far sì che trionfino qualità, artigianalità e gusto di casa nostra, ancora una volta».
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